Studiare e progettare i propri spazi lavorativi ai fini di ridurre il rischio ergonomico garantisce la sicurezza e il benessere fisico e mentale dei dipendenti.
Ma come si progetta in modo corretto un piano ergonomico aziendale?
CHE COS’È L’ERGONOMIA E L’APPROCCIO ERGONOMICO?
L’ergonomia è una scienza che abbraccia molte discipline la quale si occupa dell’adattamento delle condizioni lavorative alle caratteristiche del dipendente e dell’adattamento di quest’ultimo alle mansioni che deve svolgere. Prende in considerazione 3 aspetti differenti:
- uomo: il dipendente che svolge un lavoro sia fisico che cognitivo;
- macchina: l’apparecchiatura o lo strumento che deve essere utilizzato dal lavoratore;
- ambiente: l’insieme delle caratteristiche del luogo in cui si svolge l’attività lavorativa e tutti i suoi parametri fisici.
Il luogo e i processi di lavoro ergonomicamente corretti sono necessari per garantire il benessere di tutti i lavoratori. Se l’organizzazione del lavoro è progettata per rispondere alle capacità e alle esigenze del singolo, il sovraccarico fisico si riduce, riequilibrando le energie del lavoratore e diminuendo le possibilità che si stanchi velocemente. Così facendo la sua motivazione aumenta, influendo positivamente sia sulla qualità del lavoro che sulla produttività. Un ambiente lavorativo che tiene conto dell’ergonomia, produce risparmi apprezzabili (se prendiamo in considerazione la riduzione dei permessi e assenze per malattia e il numero di infortuni) e garantisce quindi un rendimento maggiore a livello aziendale.
Approcciarsi al lavoro in modo ergonomico significa affrontare al meglio i problemi reali e sempre in evoluzione, che derivano dall’evoluzione sociale e tecnologica, nonché dall’evoluzione delle forme e dei contenuti lavorativi. L’ergonomia non si limita a rielaborare quindi gli aspetti prettamente tecnici di ogni mansione, bensì sovverte il rapporto uomo-macchina, mettendo l’uomo al centro.
Non organizzare il lavoro in questo senso, può persino arrecare danni al lavoratore, specie fisici, che si ripercuotono sul suo rendimento, ma anche causare inabilità o invalidità.
LA PROGETTAZIONE ERGONOMICA
Al momento di progettare un ambiente lavorativo, è bene tenere in considerazione le capacità, le caratteristiche e le esigenze dei dipendenti, ma non solo. I progettisti non devono limitarsi a risolvere i problemi tecnici e a capire a come sarà il lavoro nel futuro. Se lo spazio lavorativo è stato previsto per un lavoro manuale, bisogna pensare in primo luogo a una buona disposizione dei comandi, per esempio. E ancora, se il lavoro è completamente automatizzato si darà la priorità al controllo dei processi e alla manutenzione delle macchine.
La progettazione, per essere ergonomica, deve tener conto di:
- Chi è l’utente. Gli utenti possono essere generici, ovvero quelli che svolgono attività quotidiane, operatori specializzati, tecnici addetti al montaggio e alla manutenzione o montatori e manutentori generici.
- Caratteristiche e capacità degli utenti. Ovviamente ogni persona ha capacità a sé, ma queste possono essere raggruppate in: individuali (fisiche, percettive, cognitive, culturali), comuni a tutti (percezione di luci e suoni), di una grande fascia di popolazione (secondo la scolarità e l’anzianità), di un gruppo di esperti del settore.
- Competenze d’uso dei lavoratori. Il lavoratore non ha bisogno di alcun sostegno? Oppure deve essere formato in modo semplice o mirato prima di procedere con le sue mansioni?
- Esigenze dei lavoratori. Anche queste sono abbastanza soggettive, ma possono comunque essere prese in considerazione a gruppi. Quindi: bisogni comuni di base (dormire un certo numero di ore), di grandi fasce della popolazione (portare gli occhiali o le lenti a contatto), piccoli gruppi di persone (utilizzo di dispositivi medici, lingue straniere). A queste si aggiungono anche i bisogni personali e umani come quelli fisiologici, di stima e sicurezza e di autorealizzazione.
- Competenza di utilizzo che richiede il macchinario specifico. Il macchinario è facilmente utilizzabile? Ha bisogno di una comprensione delle istruzioni per essere utilizzato? Ha bisogno che il lavoratore faccia un training preliminare di utilizzo?
- Modalità d’uso del prodotto. Il prodotto è utilizzato per lavorazioni industriali per cui è prevista una certa competenza, o è di uso quotidiano? Se ci si riferisce a quest’ultimo, sono stati presi in considerazione tutti i casi in cui questo prodotto può essere utilizzato in modo errato, in contesti diversi dall’abituale e che il lavoratore ne abbia comunque la percezione del rischio?
- Usabilità. Secondo la norma ISO, il «grado in cui un prodotto può essere usato da particolari utenti per raggiungere certi obiettivi con efficacia, efficienza e soddisfazione in uno specifico contesto d’uso».
- Sicurezza d’uso. Elevare la sicurezza d’uso significa agire per ridurre il rischio che arriva da due parametri specifici: la frequenza che si verifichi un danno o un infortunio e la sua gravità.
- Comprensibilità di utilizzo. Il lavoratore può avere ben chiare le norme di utilizzo? Le trova facilmente ed entra subito in sintonia con ambiente di lavoro e macchinari?
- Piacevolezza. Sono le sensazioni positive che trasmette l’utilizzo di un oggetto o lo stare in un ambiente adatto alle proprie esigenze e in cui si lavora a proprio agio e con destrezza.
Il progettista deve dunque studiare le strategie adatte ai suoi dipendenti e al suo luogo di lavoro, dare informazioni chiare e precise circa il suo progetto, che siano leggibili, comprensibili e concise e infine monitorare gli andamenti fino ad arrivare a un risultato finale positivo in termini di ergonomia. Così da assicurare sia il benessere dei lavoratori che il benessere, anche economico, dell’azienda.
Questo articolo è da intendersi come un percorso schematico sulla progettazione dell’ergonomia, che non soddisfa chiaramente le esigenze dei progettisti.
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