I rifiuti con codici a specchio sono un argomento spinoso. Chi li gestisce spesso fatica a interpretare la normativa, col rischio di incorrere in errori e sanzioni. Proprio di recente i rifiuti con codici speculari sono diventati materia di alcuni procedimenti penali, che hanno richiesto perfino l’intervento della Corte di Giustizia UE per fare chiarezza.
Vediamo quindi cosa devi fare se nella tua azienda ti trovi a gestire dei rifiuti con codici a specchio. Prima però, facciamo un rapido riepilogo della classificazione CER.
Codici CER: come funziona la classificazione?
Individuare il giusto CER, Codice Europeo del Rifiuto, è il primo passo per stabilire se un certo rifiuto deve essere sottoposto ad analisi chimica per la classificazione.
Le categorie dei codici sono:
- Codice CER non pericoloso assoluto, attribuito a rifiuti già riconosciuti come non pericolosi che quindi non richiedono mai l’analisi chimica;
- Codice CER pericoloso assoluto, attribuito a rifiuti già riconosciuti come pericolosi che quindi non richiedono mai l’analisi chimica;
- Codice CER a specchio, attribuito a rifiuti che possono essere classificati come pericolosi o non pericolosi a seconda della concentrazione delle sostanze pericolose che contengono.
Cosa fare in caso di rifiuti con codici a specchio?
Se hai a che fare con rifiuti con codici a specchio, sei tenuto a raccogliere le informazioni sulla loro composizione per stabilire se trattarli come pericolosi o non pericolosi.
I metodi per conoscere la loro composizione sono numerosi, ad esempio:
- la raccolta dei dati sulle schede di sicurezza,
- la raccolta dei dati sul processo di formazione e trattamento,
- l’esecuzione di campionamenti e analisi chimiche.
Sei libero di scegliere il metodo che preferisci, l’importante è che il metodo scelto offra garanzie di efficacia e di rappresentatività. E ti permetta di verificare l’eventuale pericolosità del rifiuto.
Dubbi interpretativi e soluzioni analitiche
I procedimenti avviati, di cui parlavamo in apertura, riguardano rifiuti con codici a specchio trattati come non pericolosi che si sono poi rivelati pericolosi. Questo perché erano stati sottoposti ad analisi non esaustive.
Eppure, la normativa sui rifiuti va incontro alle aziende. Garantisce infatti un buon equilibrio tra la fattibilità tecnica ed economica delle misure di tutela da un lato e le ragioni dell’ambiente dall’altro.
La Corte di Giustizia UE si è pronunciata (par. 45 e 46) proprio per chiarire che:
nessuna disposizione della normativa dell’Unione in questione può essere interpretata nel senso che l’oggetto di tale analisi consista nel verificare l’assenza, nel rifiuto di cui trattasi, di qualsiasi sostanza pericolosa. […] Ne consegue che il detentore di un rifiuto, pur non essendo obbligato a verificare l’assenza di qualsiasi sostanza pericolosa nel rifiuto in esame, ha tuttavia l’obbligo di ricercare quelle che possano ragionevolmente trovarvisi, e non ha pertanto alcun margine di discrezionalità a tale riguardo.
Semplifichiamo: cosa devi fare?
Non sei tenuto a verificare l’assenza – dai tuoi rifiuti con codici a specchio – di tutte le sostanze pericolose esistenti al mondo. Ma a verificare la presenza delle sostanze pericolose che si presume possano esserci.
Va da sé che affidarsi a un consulente ambientale capace di raccogliere tutti i dati relativi ai tuoi rifiuti, e a un laboratorio che svolga i campionamenti e le analisi necessarie, è la soluzione a tutti i tuoi dubbi.
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