Nell’articolo intitolato “Il Green Coaching, un nuovo approccio per la sostenibilità”, abbiamo spiegato cosa si intende per cultura della sostenibilità e ci siamo focalizzati su come diffondere questo approccio in azienda.
Con la metodologia del Green Coaching è emersa l’importanza del coinvolgimento di tutti i lavoratori nella creazione di percorsi volti all’abbattimento delle emissioni.
Vediamo adesso nel dettaglio le modalità con le quali questo avviene.
Mobility Management
Un buon modo per spiegare le modalità in cui il Green Coaching può sostenere un’azienda in questo processo di transizione ecologica, può venire dalla figura del Mobility Manager.
Il decreto-legge 19 maggio 2020 n. 34, convertito in legge il 17 luglio 2020 e reso attuativo dal decreto-legge 12 maggio 2021 n. 124, rende obbligatorio per le aziende di oltre 100 dipendenti localizzate in Comuni con popolazione superiore ai 50.000 abitanti la figura del “Mobility Manager”, già prevista per legge dal 1998 in seguito agli accordi di Kyoto.
Il Mobility Manager è una figura professionale che ha il compito di regolare ed ottimizzare gli spostamenti da casa al lavoro dei dipendenti.
Più in generale ha il compito di razionalizzare tutti gli spostamenti relativi all’azienda, non solo riguardo ai dipendenti ma anche ai fornitori, ai clienti e a tutte le figure che si relazionano fisicamente con l’azienda, non solo riguardo allo spostamento casa – lavoro ma anche agli spostamenti interni tra uffici, tra stabilimenti, verso e da clienti e fornitori.
L’obiettivo principale del MM è quello di creare un Piano Spostamenti Casa-Lavoro (PSCL), uno strumento di razionalizzazione degli spostamenti del personale.
È chiaro che l’intento implicito è quello di ridurre le emissioni provocate dai mezzi di trasporto, ma anche il traffico e di conseguenza il tempo necessario agli spostamenti. Questo implica un generale miglioramento del benessere dei dipendenti, con effetti positivi anche sulla spesa per i trasporti.
Riprendendo la formula della Green Performance vista in precedenza:
p=P-i(i+e)
possiamo ora definire la performance attesa “p” come la percentuale di raggiungimento dell’obiettivo emissioni zero, il potenziale “P” come tutte le azioni che il MM intraprende e le interferenze “i” come tutte le difficoltà interne ed esterne rispetto alla sua realizzazione.
Per prima cosa il MM immagina e progetta tutte le azioni possibili per razionalizzare la mobilità aziendale.
Ad esempio a partire dal disincentivare l’utilizzo del mezzo privato a favore di soluzioni come il car pooling o il car sharing.
Altre soluzioni riguardano il riconvertire la flotta aziendale in elettrico, o l’implementazione di mezzi di trasporto collettivi.
Vengono considerati anche la valutazione di incentivi per l’uso di mezzi pubblici o veicoli alternativi come biciclette e monopattini elettrici.
Un altro aspetto riguarda il modificare gli orari lavorativi, differenziando e rendendo più flessibili i turni di lavoro, implementando ove possibile lo smart working e la rotazione delle postazioni lavorative in modo da razionalizzare anche gli spazi di lavoro.
Le interferenze si riferiscono agli ostacoli che si frappongono tra le azioni previste e la loro realizzazione.
Si tratta di interferenze esterne quando si tratta di eventi non prevedibili e sulle quali l’azienda ha ridotte possibilità di controllo e che limitano l’efficacia delle azioni previste.
Può trattarsi di situazioni di emergenza, eventi ambientali, calamità, ma anche elementi strutturali, come la carenza di investimenti dell’amministrazione locale in termini di sostenibilità.
Quelle non comprese in questo elenco sono invece interferenze interne, che possono essere di natura personale, relazionale, o anche di natura economica o strutturale.
L’abitudine dell’utilizzo del mezzo privato è molto radicata in alcune persone. In quanto automatismo, la si utilizza con scarsa consapevolezza; nonostante sia fuori dubbio che l’utilizzo di mezzi alternativi sia più conveniente in termini economici, ecologici, pratici e relazionali, per molti l’idea di libertà personale legata alla possibilità di spostarsi in modo autonomo è radicata in modo profondo.
Nel caso di reali esigenze che costringano le persone ad usare il mezzo proprio, il compito del Mobility Manager sarà quello di trovare eventuali forme di compensazione in termini di emissioni, come ad esempio il piantare degli alberi, in numero sufficiente da assorbire la quantità di CO2 equivalente a quella emessa.
Un’altra interferenza può essere lo scarso interesse per il tema, che nell’ottica del dipendente può essere vissuto come ulteriore richiesta, dal momento che non ne riconosce il valore. Sarà compito del Green Coaching sostenere le persone a prendere consapevolezza dei propri comportamenti e automatismi.
Questo non implica la pretesa di imporre un modello necessariamente migliore, né il fatto di porsi in giudizio di abitudini personali.
I compiti del Green Coaching
Il compito del Green Coaching non è quello di intervenire per cambiare dall’alto un contesto aziendale ma di sostenere le persone nel prendere consapevolezza delle proprie azioni e delle possibili alternative, dando la possibilità di scegliere se e come modificarle.
Si tratta quindi di un’attività legata alla comunicazione, che consiste nel trasferire in maniera efficace i concetti con il fine di motivare le persone nell’attuazione delle strategie di abbassamento delle emissioni inquinanti.
L’approccio del Green Coaching trova le sue radici nell’approccio maieutico di Socrate. Quest’ultimo indica che le persone non sono contenitori da riempire con informazioni e concetti; la conoscenza e la saggezza si sviluppano a partire da un coinvolgimento diretto dell’allievo, il quale sarà accompagnato a tirar fuori egli stesso la soluzione e la propria idea riguardo ai grandi problemi filosofici.
Nel nostro caso “l’idea” si riferisce al fatto che le persone mettano in atto reali cambiamenti nelle loro vite, i quali saranno effettivi solo nel caso in cui possano decidere liberamente quali le rappresentino davvero.
Come disse Perls nel 1975, mira a “facilitare, non insegnare, stare a fianco, non imporsi”.
Mira a fluidificare un processo che, affrontati eventuali ostacoli, scorre naturalmente verso la migliore soluzione possibile.
Il lavoro sarà quindi prima di tutto quello di individuare i gruppi con cui lavorare all’interno dell’azienda, a partire da coloro che si occupano di temi ambientali.
I dipartimenti legati ai temi di ambiente e sicurezza saranno i primi ad essere coinvolti, in quanto già formati e sensibili al tema. Questi sono infatti i settori che per primi vengono individuati come riferimento dal personale.
In seguito la scelta può ricadere su altri gruppi, a seconda dell’azienda e dell’obiettivo.
Se lo scopo è coinvolgere il maggior numero di dipendenti sarà necessaria una campagna di comunicazione interna che raccolga il maggior numero di persone.
Potrebbe essere necessaria un’indagine per capire quali siano le persone che più di altre ricorrono a grandi spostamenti casa – lavoro o che abitino in zone meno servite.
Le idee sulle azioni concrete da proporre saranno di certo di competenza del MM ma sarà incentivata la partecipazione di tutti i dipendenti anche in questa fase, in modo che le azioni siano quelle veramente realizzabili e sentite proprie dalle persone.
In conclusione, abbiamo visto come la metodologia innovativa del Green Coaching può sostenere le imprese in azioni pratiche, per le quali sarà richiesto una grande capacità di adattamento e velocità di applicazione.